Quando lasci che il lavoro ti tolga la vita

QUANDO LASCI CHE IL LAVORO TI TOLGA LA VITA

Quando lasci che il lavoro ti tolga la vita

So bene che è un’affermazione scomoda, molti saranno portati a pensare che è il lavoro che gli toglie la vita, non loro che glielo permettono; che la loro situazione è particolare perché sono in un’azienda disumana; che hanno provato a mettere dei paletti, ma subdolamente o con le minacce, il loro capo li obbliga a dare sempre di più. Lo so, purtroppo o per fortuna, parlo con cognizione di causa in quanto molte delle dinamiche che andrò a raccontarvi, le ho vissute sulla mia pelle, molte giustificazioni sono la prima che le ha espresse, molti “però” hanno rimandato la mia presa di coscienza.

E’ per questo che oggi vorrei condividere i campanelli di allarme che dovrebbero farti capire che la situazione sta sfuggendo di mano e che sarebbe importante intervenire prima di arrivare al burnout!

1. RICERCA DI APPROVAZIONE: ti assumi sempre nuove responsabilità per dare prova del tuo valore.

Purtroppo spesso siamo noi stessi ad assecondare e far proliferare comportamenti sbagliati nell’intento di rispondere alla nostra responsabilità e al nostro dovere: l’azienda chiede oltre il limite e noi, nel tentativo di costruire le nostre sicurezze e conquistarci un posto in Paradiso, accettiamo la richiesta per sentirci dire “bravo”. La verità è che, più diamo e più ci verrà chiesto e, come verrà dato per scontato il nostro impegno massimo, quando cercheremo di sottrarci a questa dinamica infernale, verremo appuntati come coloro che non si sentono davvero coinvolti nei successi e nelle difficoltà dell’azienda, poco “engaged”, come si suol dire.

Riassumendo: ormai tutti si aspettano l’impossibile da te quindi viene dato per ovvio e neanche più riconosciuto, ma se per una volta svolgi semplicemente il tuo lavoro, stai pur certo che quella era la volta in cui era necessario dare il massimo con conseguente delusione del responsabile (non cascate nel tranello del senso di colpa!).

2. SOVRACCARICO DI LAVORO: non riesci a staccare la spina.

Come conseguenza del primo punto, avrai certamente una quantità di lavoro da svolgere che non può umanamente esaurirsi in 8 ore. E qui, a sostenere la tua necessità di salvare il mondo, vengono in aiuto i malefit: tutti quegli apparecchi che l’azienda ti riconosce come benefit ma che in realtà assorbono il tuo tempo libero. Ti ritrovi ad accendere il computer dopo cena per rivedere un file? Prima di andare a dormire controlli la mail? Il sabato mattina sei svegliato dal cellulare aziendale che suona in attesa di una risposta che avresti potuto dare lunedì ma tanto sanno che sei sempre disponibile e quindi ne approfittano? Ecco, la fase 2 parla di voi.

 

4. TRASCURI I TUOI BISOGNI: dormi poco, mangi quando capita e cosa capita, riduci la tua vita sociale.

Ti sei accorto che è da una settimana che devi fare la spesa ma continui a rimandare ordinando su Just Eat le cucine di tutto il mondo per sentirti un po’ a Singapore mentre spippoli sui file excel? E magari la quantità che ordini è per 4 persone ma la mangi da solo? Ah certo, hai saltato il pranzo perché c’era un meeting. Ecco questo è solo un piccolo esempio di ciò che accade e che danneggia moltissimo il nostro metabolismo e la sua corretta funzionalità. Di esempi come questo ce ne sono a bizzeffe, dal poco sonno all’impossibilità di fare sport perché non si ha tempo: sono certa che se sei arrivato fin qui, potrai fare una lunga lista.

5. SPOSTI IL PROBLEMA

Sei intrattabile, scatti per qualunque cosa, hai bisogno di riposare ma non riesci, ogni cosa t’innervosisce…MA! Il problema è tua moglie, tuo marito, i suoceri, i bambini, i vicini di casa…. Ecco, se ti capita di trovarti in situazioni dove ti sembra che tutto il mondo sia colpevole di qualcosa, prendi coscienza che l’ansia e lo stress ti stanno divorando e al posto che ammettere che il carico di responsabilità lavorative ti sta schiacciando, ti metti a fare la guerra sentendoti incompreso e sprecando ulteriori energie. Attenzione: i rapporti, anche quelli importanti, rischiano di essere compromessi a causa del tuo stato.

6. SCALA DEI VALORI: amici e famiglia diventano marginali, il tempo libero ha meno importanza.

Apri le orecchie e ascolta questo assordante campanello d’allarme! Amici, famiglia e tempo libero sono il nutrimento per la tua anima e ciò che ti dà energie e serenità per affrontare meglio il tuo lavoro. Ciò che voglio che sia chiaro è che questi sono BISOGNI e non qualcosa di cui si può fare a meno. Stai attento perché sacrificare il piacere è uno dei primi automatismi della spirale di cui stiamo parlando.

7. NEGAZIONE

Tutti i tuoi colleghi sono inefficienti? I tuoi problemi sono legati unicamente alla scarsità di tempo e risorse? Ecco, se le tue relazioni scricchiolano e al posto della solidarietà individui principalmente aggressività e competizione, ti senti soffocare perché pensi che il tuo intervento sia necessario ovunque, non riesci a delegare perché non ti fidi, non puoi perdere tempo a insegnare perché fai prima a farlo tu…. Beh, sappi che questo è buon cibo per ingrassare la dinamica del burnout.

8.RITIRO

Non hai voglia di uscire, quando suona il telefono e vedi che ti sta chiamando un amico che non senti da un po’ sbuffi perché non hai voglia di parlare, cerchi di tirare più pacchi possibile e quando proprio non riesci, ti stupisci poi del fatto che hai passato una bella serata, ti arrivano messaggi e rispondi dopo giorni… ecco, oltre a tutto, questo approccio al lavoro annienta la vita sociale, trasformando la tua vita in casa-ufficio.

La situazione diventa a sfuggire ancora più seria (se non bastasse tutto quello che avete letto fino ad adessom) quando ci sono lampanti cambiamenti comportamentalievidenziati da chi ti conosce molto bene, non dai più valore a te stesso e agli altri, ti senti sfinito, insicuro e senza punti di riferimento. Sì, perché il paradosso è che da un allarmante stato di ansia, infine, si scivola nella depressione.

COSA FARE QUANDO LASCI CHE IL LAVORO TI TOLGA LA VITA?

Brutto a dirsi, ma se cambiando posto di lavoro le dinamiche si ripetono, non possiamo attribuire all’azienda la responsabilità della modalità disfunzionale: essendo gli unici veri responsabili delle nostre vite, è importante riconoscere il nostro ruolo nella dinamica malata che si crea e capire che il problema non è il lavoro ma come noi lo viviamo.

Non riesci a uscirne? Contattami! Potrai trovare l’accoglienza e la comprensione profonda per sfogarti e insieme possiamo costruire un percorso per farti tornare ad essere padrone della tua vita senza mandare a rotoli la tua carriera!

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